Le prime tracce di architettura rurale, in Toscana, risalgono al periodo etrusco, ma è dal XII secolo che la presenza di manufatti è più ricorrente. Le prime abitazioni contadine erano realizzate in legno e l’evoluzione costruttiva portò poi ad avere strutture in legno e terra cruda. Usata per raccogliere braccianti stagionali o per dare riparo agli agricoltori stanziali, la casa rurale toscana era quasi sempre di pianta rettangolare. La più grande evoluzione si registra con la bonifica leopoldina del Settecento, ideata per risolvere i problemi idraulici e infrastrutturali della regione. In questo periodo nacque la “grande casa di bonifica”, un edificio a pianta rettangolare , formata da un succedersi regolare di ambienti, inzialmente sviluppata solo in senso orizzontale e poi disposta anche su più livelli, spesso con la colombaia all’ultimo livello. Le coperture dei casali, con orditura in legno, organizzata su due falde, presentava il manto in embrici, tegole e coppi, in antichità realizzati a mano e cotti nelle fornaci. Le aperture sui prospetti erano di dimensioni ridotte per preservare il calore interno degli ambienti e evitare dispersione. Parallelamente allo sviluppo agricolo dei territori, i casali toscani hanno spesso subito aggiunte regolate da semplici necessità come l’allargarsi della famiglia contadina. Per questo motivo e per la varietà altimetrica e naturalistica del paesaggio toscano , la regione presenta varie tipologie rurali. L’uso continuativo di tali edifici e la cura costante della struttura hanno consentito anche a casali antichi di arrivare in buone condizioni fino ai giorni d’oggi.