La Villa
Edificata nel XVI° secolo come casa colonica padronale e rustico per il lavoratore dei campi, ebbe un intervento verso la fine del XVIII° secolo che, innalzandola di un piano e ampliandone la superficie, riuscì a diventare la deliziosa villa di campagna di un nobiluomo pisano, attratto dall’ambiente rigoglioso e dal clima mite della parte occidentale del Monte Pisano.
Percorrendo un piccolo viale con alberi sempreverdi che fiancheggia un classico giardino all’italiana punteggiato da alti cipressi, restiamo sorpresi dall’effetto cromatico che cambia colore a seconda della luce e che si rinnova ad ogni stagione e nell’arco della stessa giornata. La presenza di piante di arancio, mirto, leccio,ippocastano e acero campestre con bordure di glicine della Cina, biancospino, sambuco, viburno di maggio e rosa gialla, Giunti al portone d’ingresso posto al piano terra, siamo accolti dal salone affrescato con gusto neoclassico e finte colonne collegato alla vicina sala da pranzo ornata da scenari di rovine circondate da paesaggi immaginifici che lasciano il nostro cuore senza respiro. Proseguendo il salone troviamo l’apertura verso il resede esterno, dove uno spazioso gazebo in ferro battuto è ideale per colazioni e pranzi nella bella stagione mite e nelle estati torride, esposte e rese più fresche dalle brezze marine.
Il corridoio al piano terra collega studio e disimpegno e prosegue fino al vano scale per salire al piano superiore, dove gli ambienti affrescati ricchi di stampe dell’epoca presentano fedeli vedute delle barche in navigazione verso il porto di Livorno. Al piano mezzanino troviamo 2 grandi matrimoniali e salendo al piano primo 2 camere suite e 2 superior affrescate con trompe d’oeil originali e impreziosite da tendaggi, con la più importante camera deluxe disposta con il letto incastonato all’interno di un alcova e vasca idromassaggio.
Posta nel punto più alto della villa, la mansarda si distingue per lo spazio in stile country e le aperture dalle quali godere del panorama delle suggestive campagne vicine, dove le torri di guardia ricordano le cruente battaglie tra Lucca e Firenze alleate contro Pisa.
La superficie disponibile di 750 mq è arredata con importanti mobili d’antiquariato e stampe d’epoca che rimarranno e vengono compresi nel prezzo richiesto. Classe energetica G, 345,89 mq/annuo
La Zona:
Il borgo di Ripafratta si trova al confine tra le città di Lucca e Pisa e lungo la loro antica via di comunicazione, un tempo nota come via Aemilia Scauri, poi via Julia Augusta e Statale 12 dell’Abetone e del Brennero.
Il castello si trovava dunque a dominare le vie fluviali della valle del Serchio: tale posizione ha permesso a lungo il controllo sui traffici terrestri fra le città rivali del nord-ovest della Toscana.
L’intera Val di Serchio era costellata da torri e castelli che le Repubbliche di Pisa e Lucca costruirono per sorvegliare i propri confini, utilizzando segnali a distanza trasmessi attraverso specchi e fuochi nel timore di invasioni dei pirati saraceni in arrivo dal mare. Numerose sono state le torri pisane costruite e orientate da Cagliari fino ai bastioni di Sassari, dalle fortificazioni della Verruca di Calci, fino alle case torri disposte sul crinale di confine tra Pisa e Lucca.
L’Architettura:
Architetti, pittori e scultori si attivavano raggiungere un rapporto dialettico tra finzione e realtà, proponendo soluzioni formali e poetiche con esiti neoclassici e romantici. Tra gli architetti si citano il veronese Ignazio Pellegrini e il pisano Nicola Stassi, tra i pittori, il volterrano Giovan Battista Tempesti e il napoletano Pasquale Cioffo. In questo contesto artistico vivace esordisce anche il famoso pittore e architetto Antonio Niccolini, figura di primo piano della cultura artistica neoclassica italiana.
Di diretta filiazione del Pellegrini appare la soluzione del fronte principale snellito dalla centralità assiale, messa in risalto dalla sequenza delle aperture sulla verticale mediana con ricchezza di ornati in corrispondenza dell’ingresso. Una scala decentrata pone in comunicazione i tre piani, mentre le stanze si affacciano rispettivamente su un salone-ingresso. Per funzionalità, anticipatrice di modelli ampiamente diffusi nell’Ottocento, è notevole il disegno della scala a unico blocco suddiviso in rampe e pianerottoli che per analogie progettuali rinvia ad un disegno autografo di Ignazio Pellegrini, conservato nell’archivio di Verona.
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